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Settembre 27, 2024E S G e PMI: sono davvero due parallele destinate a non incontrarsi mai?
E S G è un acronimo che sta per:
Environmental (“ambiente”) - l’impatto che l’impresa ha sull’ambiente, l’utilizzo che la stessa fa di fonti energetiche rinnovabili e/o non, la produzione di gas serra, le modalità di impiego delle risorse idriche e sull’inquinamento atmosferico.
Social (“sociale”) - le azioni per garantire l'uguaglianza di genere, le condizioni lavorative e il rispetto del diritto dei lavoratori, la salute e la sicurezza sul lavoro.
Governance (“governo”) – diversità e struttura dell’organo amministrativo, remunerazione dei dirigenti, etica aziendale e misure volte al contrasto della corruzione.
Si tratta degli aspetti che l’impresa deve complessivamente considerare e controllare per essere sostenibile e vanno riportati nel cd “bilancio di sostenibilità”.
La precedente Direttiva 2014/95/UE, attuata in Italia con il D. Lgs n. 254 del 30 dicembre 2016, imponeva il bilancio di sostenibilità alle sole imprese di grandi dimensioni (> 500 dipendenti).
Con la Direttiva 2022/2464/UE non solo è stato ampliato il novero delle grandi imprese tenute a presentare il bilancio di sostenibilità, ma sono state comprese anche le piccole e medie imprese, purché quotate in mercati regolamentati, che vi saranno tenute a partire dal 2027.
Attualmente quindi, la piccola e media impresa, se non quotata in mercati regolamentati, sembra non essere toccata dalla questione. Ma è davvero così?
Non del tutto.
Le grandi imprese tenute a pubblicare un bilancio di sostenibilità devono inserirvi anche informazioni relative alle catene di fornitura e subappalto, al fine di individuare e attenuare eventuali rischi connessi al fatto che un proprio fornitore non rispetti gli standard di sostenibilità.
Il rischio pertanto che i fornitori di grandi imprese, pur essendo PMI non quotate, siano chiamate a rendere informazioni circa la propria sostenibilità, rendendo conto anche delle misure concretamente poste in essere per rendersi meno impattante a livello ambientale e sociale, e ciò per poter continuare ad essere ammesse nel ciclo di fornitura di alcuni propri clienti.
Non solo.
Migliorare il proprio rating ESG è cruciale per attrarre investitori e facilitare l'accesso al credito.
Dal punto di vista finanziario le aziende possono raggiungere questi obiettivi adottando, tra le altre, due principali misure.
La prima è quella di favorire investimenti aziendali in strumenti finanziari ESG. Attualmente il novero degli strumenti investibili con queste caratteristiche è ampio e diversificato: dalle obbligazioni societarie “green”, emesse dalle aziende con l’obiettivo di implementare i propri obiettivi ESG, ai tradizionali fondi di investimento con vincoli più o meno stringenti in merito ai profili di sostenibilità delle aziende in cui investono.
Recentemente, poi, stanno emergendo soluzioni miste che combinano investimenti in economia reale con vantaggi non strettamente finanziari, come ad esempio fondi che investono in energie rinnovabili e consentono agli investitori di rifornirsi, parallelamente, di “energia pulita” prodotta proprio grazie agli investimenti del fondo.
La seconda misura può essere quella del ricorso a strumenti di debito, come i minibond “green”, per finanziare progetti di miglioramento dei profili di sostenibilità. Questi strumenti associano alle caratteristiche tradizionali dei minibond, come l'assenza di segnalazione in centrale rischi, l'interesse crescente degli investitori per gli strumenti ESG (dimostrato peraltro dal successo dei Minibond ESG nel 2023), consentendo agli emittenti una maggiore facilità di collocamento e una riduzione dei costi di finanziamento a medio-lungo termine.
Anche con riferimento al credito tradizionale bancario, l’impegno ESG delle aziende è risultato premiante: secondo i dati rilevati dalla BCE nel periodo compreso tra il 2018 e il 2022, le aziende che si sono impegnate a ridurre le emissioni di carbonio hanno beneficiato dell’applicazione di tassi di interesse più bassi, con una differenza media di 14 punti base rispetto alle imprese più inquinanti.
Infine, un buon rating ESG è importante anche per chi intende cedere o aprire il capitale sociale a investitori istituzionali. Sempre più fondi di private equity, infatti, scelgono di investire in aziende con elevati punteggi ESG, dimostrando come la sostenibilità sia diventata un criterio essenziale per attrarre capitali.
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